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sabato 14 maggio 2011

Se fossi uno scrittore di romanzi gialli


Se fossi uno scrittore di romanzi gialli, oggi vorrei scrivere una storia. Una storia densa di mistero, coincidenze, libri, racconti.
Questa storia è ambientata il 12 maggio 2011 in un caffé, un caffé letterario di Torino, presso il Salone del libro. Sono le 13,30 e c'è emozione, trepidazione, attesa. 
L'attesa di un evento che sta per cominciare: la finale nazionale di un concorso letterario, il concorso 8x8 dell'agenzia Oblique. Cinque finalisti in gara, da cui uscirà il nome di un vincitore. Ogni partecipante dovrà leggere alla giuria e al pubblico presente in sala il suo racconto; la giuria e il pubblico dovranno esprimere il loro voto sulla base del contenuto del racconto e la qualità della lettura. La giuria, di qualità: cinque giurati qualificati del mondo editoriale. Anzi no. Quattro. No, no, forse cinque, è stato annunciato che uno dei cinque è in ritardo, si aspetta, si allunga un po' il brodo della presentazione della finale, del suo meccanismo, della sua specificità: ogni autore legge il proprio racconto, nessun altro può farlo. Il pubblico e la giuria di qualità ascoltano in silenzio, poi votano. La giuria di qualità vota con dei cartoncini in cui è impresso il voto da uno a nove, e ognuno dei giurati argomenta in seguito il proprio voto. Niente da fare, il quinto giurato non arriva. Si deve cominciare lo stesso, alle tre in punto si deve finire. Il primo finalista legge il racconto, e i quattro giurati votano 7.8.7.6.
 Bene. Ognuno di loro espone le motivazioni del voto. Mentre il quarto giurato sta finendo il suo intervento, ecco che arriva il quinto giurato. Si scusa del ritardo, il pubblico si chiede come diavolo farà a votare quattro racconti sì e uno no, come farà a votare in base alla qualità di lettura un racconto che non ha mai ascoltato, che forse, forse, ha letto in precedenza. Ma che non ha mai ascoltato. In ogni caso, voterà ed argomenterà il suo voto per gli altri quattro racconti. Alla fine, mentre saranno chiamati i finalisti tutti insieme sul palco per attendere il verdetto del pubblico, lui, il quinto giurato assegna il voto al primo racconto, quello che non ha mai ascoltato, e gli dà un 6, senza argomentare in alcun modo il proprio voto. Certo se che lo avesse almeno argomentato, avrebbe fugato il dubbio di non averlo letto. Il racconto in questione finirà al terzo posto.
Ma - e qui interviene lo scrittore di romanzi gialli - se lo avesse proprio letto? E se fosse arrivato in ritardo apposta per non entrare nel merito di un giudizio in ogni caso imbarazzante? Ma perchè lo scrittore di romanzi gialli potrebbe insinuare cose del genere, vi chiederete voi? Che senso avrebbe tutto questo? Avrebbe senso per una singolare coincidenza, una di quelle coincidenze della realtà che a volte superano la fantasia. Il giurato arrivato in ritardo è l'editor del romanzo Acciaio, di Silvia Avallone, e l'autore del racconto giunto finalista ha pubblicato sul web, in particolare su bottegadilettura una recensione non particolarmente lusinghiera di tale romanzo. Se digitate su Google Acciaio Avallone, su 80300 risultati, nella prima pagina dei risultati - al nono posto - comparirà tale recensione, se digitate acciaio avallone piombino sarà al secondo posto. Ma come avrebbe fatto - voi chiederete allo scrittore di romanzi gialli - a sapere che era proprio lui l'autore della recensione? Perché - risponderà lo scrittore di romanzi gialli - nel racconto finalista si menziona Piombino, ed inoltre il cognome dell'autore del racconto si ricorda molto bene. E l'ordine di lettura dei racconti? L'ordine di lettura era già stato deciso da alcuni giorni, l'ordine alfabetico del cognome dei finalisti, quindi sarebbe bastato un ritardo di quindici- venti minuti per perdersi il primo, oppure grazie alla telefonata di un amico presente in sala.
Tutto ciò che è stato scritto qui sopra l'avrei scritto con convinzione se fossi uno scrittore di romanzi gialli e intrighi di potere, ma non lo sono. E quindi ho scritto queste cose solo per gioco.

Invece scrivo solo tre cose, seriamente.
La prima: il racconto risultato vincitore è un bel racconto.
La seconda: ringrazio Oblique che mi ha permesso di partecipare a questa bellissima  manifestazione.
La terza: per onorare una bellissima manifestazione occorre, come in moltri altri ambiti, il rispetto delle regole, e proprio per questo non avrei fatto partecipare alle votazioni un giurato giunto in ritardo, che non ha potuto ascoltare uno dei cinque racconti finalisti.

venerdì 6 maggio 2011

La crisi

Non pretendiamo che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose. La crisi può essere una grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall'angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura.
E' nella crisi che sorge l'inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere superato. Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e disagi, inibisce il proprio talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni. La vera crisi è l'incompetenza. Il più grande inconveniente delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie di uscita ai propri problemi.
Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia. Senza crisi non c'è merito.
E' nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze. Parlare di crisi significa incrementarla, e tacere nella crisi è esaltare il conformismo.
Invece, lavoriamo duro. Finiamola una volta per tutte con l'unica crisi pericolosa, che è la tragedia di non voler lottare per superarla.
Albert Einstein