Pagine

martedì 2 dicembre 2014

La finestra sul cortile







Ho vissuto periodi migliori di quello attuale, ma anche peggiori. 
Nonostante problemi di natura economica, affettiva, logistica, organizzativa che mi affliggono, credo che sia un imperativo lottare contro il disincanto dell'età della ragione, e cercare di vincere inseguendo i propri sogni. 
Uno di questi parte proprio da ciò che si vede nella foto: il programma writer di open office, un netbook, una piccola scrivania, una finestra che dà sul giardino di casa mia, il mondo. 
Il mondo che vorrei raccontare da questa postazione.

lunedì 27 ottobre 2014

Librarsi a leggere in autunno

Il sette ottobre abbiamo letto, commentato, riso e ascoltato con attenzione i vari lettori del gruppo Librarsi. Serata bella, come sempre. Qui sotto un breve resoconto. Arrivederci alle Oblate il 4 novembre!

Francesca D. legge Marcovaldo di Calvino. Nel brano in questione Si videnzia il contrasto tra la poetica del protagonista che non ha occhi per la città che lo circonda, per tutto ciò che l'uomo ha creato, ma che invece è estremamente sensibile alle impercettibili presenze della natura che torna in città: qualche foglia, una buccia, dei funghi.  
L'asterione, un racconto tratto da L'Aleph, di Borges, letto da Francesca V. Si assiste all'Umanizzazione del punto di vista del mostro Minotauro, il mostro che bestia non è, che nutre una speranza, e cade in un equivoco: che i salvatori,che lui aspetta, in realtà non lo sono, e cade in un inganno, come molte vittime in realtà sono ingannate. C'è uno stravolgimento del punto di vista, ed il terribile mostro viene preso in simpatia dal lettore.
La città della gioia di Dominique La Pierre, letto da Anna. La vita di Calcutta, in una realtà completamente diversa dalla nostra. in ogni situazione c'è sempre la possibilità di cogliere la positività dalla vita, e si legge anche un approccio totalmente diverso rispetto al trattamento dei malati.
Più dolce delle lacrime, di Nafisa Haji, letto da Manuela. Si parla di cattiva religione, che sembra preservare un verbo, una regola, più che guardare a fondo nell'animo delle persone, e si parla anche degli occhi che si dovrebbero usare quando si va in un posto nuovo.
L'arte di perdere di Elisabeth Bishop, letto da Francesca C. Un poetico vademecum che ci fa imparare come ci si possa distaccare da tutto, o quasi: negli ultimi tre versi si afferma anche la possibilità di perdere la persona amata, ma con qualche indugio e tentennamento.
Giulietta, di Federico Fellini, letto da Cristina. Un brano indubbiamente "felliniano": una ballerina che scappa col nonno, forse in mongolfiera, che vola e fa volare...
L'eleganza del riccio, di Muriel Barbery, letto da Antonio. Si descrive Un concerto corale, in cui la somma delle voci è molto di più del numero dei coristi, in cui la protagonista avverte la magia e la bellezza che incontrano l'animo di coloro che si lasciano attraversare da queste voci.

venerdì 24 ottobre 2014

Cassa due


Non avevo voglia di preparare niente per cena.
Ero da solo, stanco di una giornata di lavoro fuori casa, con i tergicristalli che ritmavano una triste musica di Cohen, i fanali che foravano il buio, le ruote che friggevano l'acqua del nastro di asfalto, e tra poco sarei arrivato in una casa vuota, la mia. Decisi di deviare al mac Drive, appena fuori dell'autostrada. Il mangiare è uno schifo, si sa, ma mi avrebbe permesso di bypassare il tempo della cena, andare a letto prima, forse trovare le energie per leggere qualcosa di parcheggiato sul comodino ormai da troppo tempo.
Alcune auto in coda, poi è il mio turno.
"Buonasera, sono Valentina, cosa desidera?" Una voce accogliente e calda al tempo stesso.
"Buonasera. Mmm...Vorrei...un panino con filetto di pesce, una coca..."
"Facciamo il menù con le patatine?"
"Mmm...sì, va bene. E anche un Pizzarotto."
"Desidera altro?"
"No, grazie."
"Otto euro e novantacinque, cassa due"
Mi metto in fila, ho cinque auto davanti a me. Dopo la curva della corsia, vedo Valentina dietro una cabina interamente in vetro. Valentina ha gli occhiali in celluloide neri, il cappellino mac e le cuffiette col microfono, capelli biondi, mesciati, che cascano giù come spaghetti,  un aspetto gradevole nel suo insieme. Prende i soldi, dà il resto, saluta, sorride e quando la macchina riparte, Valentina deglutisce flettendo la testa in avanti, chiude gli occhi e riattacca a parlare al microfono, preme su un display accanto al registratore di cassa e sorride, risponde e conclude il suo discorso dicendo solennemente cassa due  - si vede bene dal labiale - e intanto porge lo scontrino al successivo e sorride prende i soldi dà il resto e saluta. Tra un'azione e la successiva c'è sempre un brevissimo intervallo in cui Valentina chiude gli occhi e deglutisce. Display e automobilista, sorriso e saluto. Via via che mi avvicino, vedo sul viso di Valentina un solco tra le labbra e le guance, sia a destra che a sinistra, che si accentua ogni volta che una macchina si allontana, in quell'impercettibile istante di sbraco, l'unico momento di autenticità del suo turno di lavoro. Valentina si preoccupa anche di chiudere il vetro scorrevole del suo gabbiotto ogniqualvolta l'auto riparte sgassando. Lo riapre prontamente non appena l'auto successiva si ferma accanto a lei. E riparte con il sorriso, la banconota, il resto. Ora Valentina appoggia il pollice e l'indice sulla radice del naso, quasi a pizzicarlo, occhi chiusi, inspira e riprende il discorso e il sorriso con l'automobilista di turno, gli consegna anche il sacchettone con le cibarie.
E' il mio turno. "Buonasera, sono otto euro e novantacinque", mi dice Valentina sfoggiando il suo sorriso a trentadue denti.
"A lei. La vedo stanca."
Valentina si gira verso di me, prima sorpresa, poi elabora una risposta politically correct." Beh sì, è stata una giornata faticosa, ma tra un'ora vado a casa."
"Bene"
Valentina mi dà il resto a dieci euro, e aggiunge:"Il Pizzarotto è in cottura, può parcheggiare più avanti che le porto tutto io?"
"Va bene."
Dopo un paio di minuti arriva Valentina, pantaloni verdi di ordinanza troppo larghi e maglietta arancione, mi porge il sacchetto dal finestrino.
"Anche lei mi sembra stanco."
"Già. Che fai, Valentina, studi?"
"Sto finendo l'università, mi mancano tre esami per la specialistica in lingue. Poi me ne andrò in Australia. Non vedo l'ora." Mi regala un altro sorriso.
"Ce la farai, Valentina, ne sono certo. Buona vita."
"Grazie. Anche a te."
Ripartii. All'orizzonte, direzione mare, si era aperto il cielo, e una nube aveva catturato la luce del sole già tramontato.

lunedì 2 giugno 2014

E venne maggio, in un librarsi di pagine scompigliate dal vento....

Martedì sei maggio si è tenuta una piacevole serata di lettura presso la biblioteca delle Oblate a Firenze. Prima di lasciarvi qui sotto un resoconto dei brani letti, vi ricordo che domani, martedì tre giugno, alle ventuno e trenta, si terrà un'altra serata di lettura. Chi vuol partecipare, portandosi un brano da leggere, è il benvenuto!

 Warning, di Jenny Josef, letto da cristina. Una poesia tradotta, apprezzata per il senso di libertà e allegria che emana. Questa signora si veste come una vecchia pazza. E' una specie di invettiva contro le costrizioni delle cose che si devono fare a forza, per etichetta e circostanza. Senza guardare il giudizio degli altri, anche se sarebbe meglio fare certe cose senza aspettare la vecchiaia.
 
Il problema Spinoza, di Irvin Yalom, letto da Mimosa. In questo brano si affronta il momento in cui Spinoza viene estromesso dalla comunità ebraica. Via via che Spinoza procede in cammino, i vicoli che si restringono e un intero mondo si chiude. sceglie una strada non approvata dalla sua comunità, si avverte dolore e senso di morte ma nello stesso tempo il senso di libertà. Nello stesso tempo il brano rende molto vivida la sensazione della città con tutte le sue attività: pare di esserci ad Amsterdam, via via che si legge.

La ladra di libri, di Markus Zusak, letto da Manuela. Due pagine che descrivono l'estasi della protagonista nel trovarsi in una stanza interamente circondata da libri, l'emozione di poterli annusare e toccare, fino a ridere da sola. L'incanto viene bruscamente interrotto dalla presenza di un'altra donna nella stanza.

Kafka sulla spiaggia, di Murakami Haruki, letto da Antonio. Nel brano in questione si descrive un acerbo ed insolito rapporto sessuale tra due adolescenti in cui si notano marcate differenze di costume tra il Giappone rispetto ad un punto di vista tipicamente occidentale.

Penelope alla guerra, di Oriana Fallaci, letto da Francesca C. Di fronte ad un primo brano in cui si descrive l'entusiasmo della protagonista scaturito dalla possibilità di tuffarsi in un'America "da bere", nella seconda parte affiorano i dubbi e tutte le incertezze che ci portiamo dietro quando si sceglie, imboccando una strada e lasciando irreversibilmente l'altra, che sia un lavoro, una persona da amare, una destinazione.

Seguendo la corrente, di Francesca Longo, letto da Stefano. In questo brano una signora cinquantenne elenca cinque buoni motivi per schiodarsi da casa e conoscere persone significativamente diverse dal proprio sentire. E pare che sia convincente.

I cavalieri del congiuntivo, di Eric Olsenna, letto da Luca. In questo brano, dal retrogusto onirico di sapore felliniano, si elenca un sacco di gente che esercita a spada tratta il tempo imperativo, comandando con urli e cartelli e con ogni sorta di mezzo tecnologico. In una baraonda che assomiglia ad un ballo in maschera, giudici, medici, preti, mullah, rabbini, soldati, vecchi si affaccendano in modo incessante ad impartire ordini. 

mercoledì 16 aprile 2014

Segnalazione su Sagarana

Sul numero 55 della bella rivista letteraria Sagarana, nella sezione "Nuovi autori" è stato inserito un brano tratto dal mio romanzo "La luna di piombo". Per questo ringrazio di cuore Julio Monteiro Martins.

martedì 1 aprile 2014

La luna su Torino

Ieri sono andato a vedere "La luna su Torino". Il film è troppo lezioso, ricco di citazioni colte ma non sempre appropriate al contesto, un eccessivo indugiare su immagini still-life, e una trama inconsistente.
Tuttavia ha avuto il pregio di mettere questa frase in bocca ad uno dei protagonisti(più o meno la ricordo così): "Bisogna trovare il coraggio di scrivere una storia d'amore a lieto fine".

mercoledì 12 marzo 2014

Quello che corre - 2

Sul blog di Marco Candida, la seconda puntata del mio romanzo,
Qui

martedì 4 marzo 2014

Auguri, Lucio. Dalla canzone Meri Luis...


...e tutti quanti ad aspettare, a cercare di fermare

questa vita che passa accanto e con le mani ti saluta e fa "bye bye"
questa vita un po' umida di pianto con i giorni messi male
vista dall’alto sembra un treno che non finisce mai
Neppure se è coperta dalla neve
o se sparisce sotto terra e non si vede
si ferma un attimo......

...Meri Luis finalmente ha deciso che l’amore è bello
ha abbassato gli occhi e si è lasciata andare
ha benedetto il cielo come fosse un fratello
per le sue belle tette e per l’amico che le vuole toccare....

lunedì 3 marzo 2014

Questo grosso grasso martedì di lettura

Se il grasso martedì o qualche grosso amico - greco o no è lo stesso - non vi ha portato in qualche festa a Viareggio o Venezia, se volete smaltire qualche grammo di grasso legato a abuso di alcol e frittelle di riso, uscite di casa e correte a perdifiato fino a raggiungere Via dell'Oriuolo a Firenze. Sì, perché domani martedì 4 marzo, alle 21,30 presso il secondo piano(ex emeroteca) della biblioteca delle Oblate, a due passi dal cupolone più bello del mondo, il gruppo Librarsi si riunirà per un'altra serata di lettura. Tutti possono partecipare, gli incontri sono molto belli e coinvolgenti, provare per credere.
Ricordo brevemente le  semplici modalità di partecipazione: portate un testo (fotocopiato in una decina di copie) di - meglio -una, due pagine al massimo di narrativa o poesia - niente saggi -, senza che, possibilmente, compaia il nome dell'autore; dovrete leggerlo, dare poi una breve motivazione del perché avete portato quel testo rimanendo ancorati a quel testo - senza sconfinare nella vita e le opere dell'autore - e breve discussione. 
Senza difendere ad oltranza quel testo, lasciarlo in balia degli altri lettori, e possibilmente non ri- intervenendo. 
E avanti un altro
A domani sera!

sabato 1 marzo 2014

"Quello che corre"

Dopo aver terminato la Bottega di Narrazione di Giulio Mozzi, e aver portato a compimento il mio romanzo "Quello che corre", sto cercando un editore serio che sia disposto a pubblicare il mio lavoro. Nel frattempo, lo scrittore Marco Candida, che ringrazio, ha iniziato a mettere il mio romanzo sul suo blog, in forma di romanzo a puntate. Potrete leggere la prima puntata qui.
Ehm...non so se l'avete capito: AAA editore serio cercasi, astenersi perditempo e mercenari/e
Buona lettura

giovedì 27 febbraio 2014

Armonia spicciola

In armonia gli accordi - il cosiddetto accompagnamento - hanno poco senso presi a sé, se non inseriti in un contesto. Ma anche se di poco senso, vorrei soffermarmi sulle sensazioni che possono scaturire da ogni singolo accordo, almeno per quanto riguarda il mio sentire, ed eventualmente accennare alla naturale evoluzione di un accordo verso un altro.
 Per esemplificazione parlerò degli accordi di do, ma questo potrebbe valere per ognuna delle dodici note che compongono una ottava.
Do maggiore(domisol): una certezza, come la mano di un bambino tenuta ben salda dalla mano di un padre. La stabilità, che rischia di scadere nella routine. Un coro sardo che non cambia mai, i cantori in cerchio che si guardano. Evolve verso il fa maggiore(più stabile) o verso il sol maggiore(e allora prima o poi tornerà a casa, verso il do maggiore). Un passaggio interessante: da do maggiore a mi maggiore.
Do minore(domibemollesol): tristezza autunnale, giornate buie. Un requiem. Se evolve verso il do maggiore, è tutta un'altra storia. In genere si rassegna al passaggio verso il sol maggiore.
Do settima(domisolsibemolle): si attende speranzosi il panorama che si aprirà dietro la curva, evolve verso il fa maggiore.
Do settima più(domisolsi): indefinitezza, finale aperto, l'orizzonte di un oceano, un loop, può alternarsi a lungo con un fa settima più(tipo homecoming degli America).
Do di quarta(dofasol): tende a chiudere nel do maggiore, a volte passando dalla nona, è precario, una finestra che sbatte con il vento, finché non si alza qualcuno a chiuderla.
Do di nona(doresol): non vivrà a lungo, può alternarsi a una quarta, ma è un passaggio verso un maggiore. Un passaggio che comunque conferisce distinzione, originalità.
Do quarta nona(dorefasol):  la contaminazione, i chiaroscuri che danno spessore alla realtà.
Do 7 diminuita(domibemollesolbemollela): la genialità insita nella follia. Una corsa forsennata in una buia tromba di scale, forse c'è qualcuno che ti sta inseguendo. In genere scivola verso il fa maggiore, faminore, do maggiore.
Do tredicesima(domisolsibemollerefa). Il fantastico e terribile inizio della nona sinfonia di Beethoven, nient'altro da aggiungere.


lunedì 17 febbraio 2014

Librarsi verso carnevale


Librarsi verso carnevale



Un'altra serata di lettura del gruppo Librarsi, che ha spiccato il volo, in queste letture, verso il cielo visto dagli occhi di una bambina, fino a scendere in picchiata verso gli abissi di un tentativo di suicidio, passando per sorelle immaginarie di amori non sbocciati, boschi e foreste intrecciate da radici invisibili, donne desiderose di strappare veli reali e immaginari, e libri antichi e moderni e librerie fonti di relazioni ed affetti. Insomma, un volo tanto interessante quanto accidentato e imprevedibile. In attesa di rivederci presso le Oblate il prossimo quattro marzo in una stanza tutta per noi, vi riporto qui sotto un breve resoconto dei brani letti.

Figli di un Bronx minore, di Peppe Lanzetta, letto da Stefano. Il motivo conduttore di tutto il libro è la crisi economica: come questa entra nelle case, come lavora ai fianchi delle persone più deboli. Ognuno di questi racconti è un pugno allo stomaco. Ci figuriamo questa crisi tutti i giorni attraverso i notiziari, ma trovarla scritta, vederla nella storia di una famiglia la rende molto vivida e reale. Di tanto in tanto ci illudiamo che sia una realtà che non ci appartiene, purtroppo è accanto a noi.

Il veleno dell'oleandro, di Simonetta Agnello Hornby, letto da Cristina. Questo è l'unico capitolo del libro che non parla di bassi sentimenti(avarizia, lussuria, invidia), quindi queste pagine sono per il lettore una boccata di ossigeno. I tre protagonisti stanno raccontando una vicenda orribile, e improvvisamente sboccia questo sentimento bello, nato dal ricordo della mamma. Le azioni che hai imparato da bambina, e quando le rifai, anche se adulta, ritorni bambina. Il gusto di riuscire a fare qualcosa che ti rende grande, il bello delle piccole cose. Vedere i cambiamenti del cielo, di giorno in giorno, è una delle esperienze più emozionanti per un uomo; quando ti viene privata la libertà, non vedi più il cielo. Per finire, c'è un simpatico elenco delle cose che danno felicità.

Troppa felicità, di Alice Munro, letto da Antonio. Nel racconto "Legna" si procede in parallelo tra un rapporto conflittuale di due persone, marito e moglie, e tra la storia e le caratteristiche e le relazioni che legano un albero agli alberi vicini. Legami invisibili che trasformano le relazioni: si passa dall'albero al bosco, alla foresta, un nome solenne e non completamente comprensibile, come spesso sono le relazioni umane.

Due punti, di Wislawa Szymborska, una poesia letta da Francesca D, che riporto qui di seguito: C’è mancato poco che mia madre sposasse il signor Zbigniew B. di Zduńska Wola. E se mai fosse nata una figlia - non sarei stata io. Forse una dotata di più memoria per volti e nomi, e melodie udite una volta soltanto. Infallibile nel riconoscere un uccello. Con voti eccellenti in chimica e fisica, e più scarsi in polacco, ma che di nascosto avrebbe scritto poesie subito molto più interessanti delle mie. C’è mancato poco che mio padre intanto sposasse la signorina Jadwiga R. di Zakopane. E se mai fosse nata una figlia - non sarei stata io. Forse una più ostinata ad averla vinta. Una che salterebbe senza paura nell’acqua profonda. Propensa a subire le emozioni della folla. Vista di continuo in più luoghi contemporaneamente, ma di rado su un libro, molto spesso in cortile a giocare a pallone insieme ai ragazzini. Forse si sarebbero incontrate nella stessa scuola e nella stessa classe. Ma senza fare coppia, nessuna parentela, e nella foto di gruppo ben distanti. Ragazzine, mettetevi qui - avrebbe detto il fotografo - quelle più basse davanti, quelle più alte dietro. E al mio segnale fate un bel sorriso. Ma prima contatevi, ci siete tutte? -Sì, signore, tutte. La poesia ha più aria di un racconto, ma le immagini sono fortemente evocative e poetiche. C'è la suggestiva idea delle altre vite che sarebbero state generate se i genitori avessero sposato altri, una sorta di "Sliding doors". L'immagine del fotografo che ritrae lei e le ipotesi di lei, ci sono proprio tutte. Ma non c'è nessun tono di rimpianto o di invidia nell'immaginare le altre immagini di lei.

Leggere Lolita a Teheran, di Azar Nafisi, letto da Francesca C. Nell'occidente le donne non hanno un velo, un chador, però possiedono una immagine di convenienza che mostrano costantemente agli altri. Quando cade questo velo, viene fuori un'immagine forse più imbarazzante, ma sicuramente più colorata, più gioiosa. Le donne di Teheran, nel brano in questione, si tolgono tutte insieme i veli in quella casa, e si prestano ad un precario carnevale, sì fortemente catartico, ma limitato per spazio e tempo. Si ha, inotre, la sensazione che l'autrice non abbia potuto fare con queste donne tutto ciò che avrebbe voluto fare.

La tredicesima storia, di Diane Setterfield, letto da Luca. Il brano inizia parlando degli aspetti pratici del lavoro di un antiquario, poi si concentra sull'importanza della libreria e dei libri. Un libro immerso dentro il libro, che è diventato l'alter ego della protagonista. La protagonista si relaziona con il padre attraverso le pagine stampate, che sono il punto di scambio dei loro affetti. Questo rapporto trova una sorta di redenzione e di liberazione nella loro libreria, ritenuta una scelta di sicurezza, un baluardo della loro famiglia, insomma il loro rifugio.

Arrivederci al quattro marzo alle Oblate!

martedì 28 gennaio 2014

Di cosa parliamo quando parliamo di legno

Sabato scorso ho partecipato all'officina romana di Bombacarta, invitato dall'amico Federico Cerminara, che ringrazio. Ho potuto così rivedere con grande piacere Federico, Tiziana, Andrea, Stas', Paolo e tanti altri amici. Qui sotto riporto una sintesi del mio intervento, uno dei tanti possibili percorsi che si possano fare sul legno, e sul suo produttore naturale: l'albero.


Legno




Nascita e crescita dell'albero

Nel 2006 viaggiai in giro per la Provenza in bicicletta. Arrivato ad Arles, feci il percorso dei vari luoghi che furono fonte di ispirazione per Van Gogh. In ognuno di questi luoghi era piazzata una riproduzione del quadro in un punto che doveva essere stato il punto di vista del pittore. Tra questi c'era anche Le Pont de Trinquetaille.





Il luogo è oggi molto simile a ciò che Van Gogh dipinse, ma differisce molto per un elemento:



differisce significativamente per un albero, che nel 1888 era un esile alberello, e che in un secolo è diventato un robusto platano. Ecco, il legno sorprende come elemento di grande cambiamento, se consideriamo l'albero da cui proviene. Una continua trasformazione dell'albero, impercettibile ma inesorabile.
La crescita dell'albero, in molti casi fa da ponte a diverse generazioni della vita umana: esistono alberi di più di 1000 anni, sono nati nel medioevo. Anche per questo possiamo riflettere su quanto possa essere altruista piantare un albero: ....posso nominare i contadini romani della campagna sabina, miei vicini ed amici, che, senza di loro, nei campi non si farebbe quasi nessun lavoro di quelli importanti; non si seminerebbe, non si raccoglierebbe, non si riporrebbero i frutti della terra. Benché per loro questo è meno sorprendente: nessuno infatti è tanto vecchio da non credere di poter vivere un altro anno; ma loro si dedicano anche ad altri lavori, che sanno bene non riguardarli: "Lui pianta alberi, che saranno utili a un'altra generazione", come dice il nostro Stazio nei "Sinefebi". Infatti il contadino, per quanto sia vecchio, non esita a rispondere a chi gli chiede per chi semina: "Per gli dei immortali, che non hanno voluto soltanto che io ricevessi tutto questo dagli avi, ma che lo trasmettessi anche ai posteri.” Brano tratto da “De senectute”, di Cicerone.



Antropomorfizzazione

L'albero cresce: in altezza, in larghezza, ed è soprattutto la crescita verticale che lo fa assomigliare ad un uomo. Una perfetta verticalità, anche quando il terreno è obliquo, come i cipressi di Bolgheri in duplice filar con cui Giosué Carducci intavola una discussione.

Icipressi che a Bólgheri alti e schietti
Van da San Guido in duplice filar,
Q
II cipressi che a Bólgheri alti e schietti
Van da San Guido in duplice filar,
Quasi in corsa giganti giovinetti
Mi balzarono incontro e mi guardâr.
Mi riconobbero, e — Ben torni omai —
Bisbigliaron vèr’ me co ’l capo chino —
Perché non scendi? Perché non ristai?
Fresca è la sera e a te noto il cammino....
sbigliaron vèr’ me co ’l capo chino —
Perché non scendi? Perché non ristai?
Oppure, oltre a poter parlare, l'albero può essere rappresentato nel nostro immaginario con sembianze umane:





«.... Aveva il fisico di un Uomo, quasi di un Vagabondo, alto però più del doppio, molto robusto, con una lunga testa, e quasi senza collo. Sarebbe stato difficile dire se ciò che lo ricopriva fosse una specie di corteccia verde e grigia, o la sua stessa pelle. Comunque, le braccia, a breve distanza dal tronco non erano avvizzite, ma lisce e brune. I grandi piedi avevano sette dita l'uno. La parte inferiore del lungo viso era nascosta da una vigorosa barba grigia, folta, dalle radici grosse quasi come ramoscelli e le punte fini e muscose. Sulle prime gli Hobbit notarono soltanto gli occhi, occhi profondi che li osservavano, lenti e solenni, ma molto penetranti. Erano marrone, picchiettati di luci verdi...>>
«...Sembrava vi fosse dietro le pupille un enorme pozzo, pieno di secoli di ricordi e di lunghe, lente e costanti meditazioni; ma in superficie sfavillava il presente, come sole scintillante sulle foglie esterne di un immenso albero, o sulle creste delle onde di un immenso lago. »
Gli alberi emulano gli esseri umani , morfologicamente parlando, in particolare quando sono spogli, come in molte immagini dei film dell'orrore: 
 


I rami ritorti possono anche ricordare le ossa di un vecchio, oppure non si distingue dove finisce l'uomo e comincia il legno:

Viene il mattino azzurro
nel nostro padiglione:
sulle panche di sole
e di crudissimo legno
siedono gli ammalati,
non hanno nulla da dire,
odorano anch’essi di legno,
non hanno ossa né vita,
stan lì con le mani
inchiodate nel grembo
a guardare fissi la terra.

Alda Merini






E quando la larghezza della pianta supera di gran lunga l'altezza, un albero può suscitare inquietudine, come in questa storia:
...Ma io cominciai a scappare, - continuò a dire il burattino, - e loro sempre dietro: finché mi raggiunsero e m'impiccarono a un ramo di quella quercia.-
E Pinocchio accennò la Quercia grande, che era lì a due passi...”
Si pensa che Collodi abbia tratto ispirazione da un enorme albero, una quercia appunto, molto vicina a Collodi (e a casa mia), che oggi ha più di 500 anni:
 

ha una circonferenza del fusto di 4 metri, è alta 14, ed ha l'apertura dei rami con un raggio di 15 metri. E' monumento nazionale. E quando Collodi scrisse nel 1881 "Le avventure di Pinocchio", questo albero era un po' più piccolo, ma non per questo meno imponente.

L'albero è un muto testimone. Ha uno sguardo limitato, ma è ben saldo, ancorato al terreno tramite le radici, che danno solidità all'albero stesso e al terreno circostante. Un po' come i vecchi, seduti sulla soglia di casa, che osservano il via vai di mezzi, animali e persone: pare quasi che non si muovano mai di lì, depositari della storia di un luogo. Le radici permettono il passaggio della linfa, del nutrimento necessario, delle relazioni con gli alberi vicini. Le radici sono spesso contorte, nodose, intricate, come la storia da cui proveniamo, ma indispensabili come il nostro passato.
Se le radici sono il nostro passato, i nostri progenitori, il tronco rappresenta il nostro presente, e i rami e le fronde e le foglie, che si protendono verso il cielo, sono le nostre prospettive e ambizioni, le nostre – più o meno – nobili mete.
Tra le rappresentazioni archetipiche del passato, esiste una carta dei Tarocchi,
l'appeso:


un giovane uomo è legato ad una caviglia a testa in giù e osserva il mondo dal punto di vista delle radici, un punto di vista originale e di profonda riflessione, con un rovesciamento del senso comune. Accanto a lui due alberi sorreggono la trave di legno su cui è legata la caviglia. Una condizione meditativa, verticale, fatta di uomo e legno, inteso come piante e radici. Per avere un punto di vista innovativo, originale, rivoluzionario, devi partire dall'osservazione delle tue radici.


Trasformazione dell'albero, morte e riutilizzo
Il legno mantiene una grande capacità evolutiva anche nel momento in cui la pianta muore. Si ingrossa, si restringe, si riempie di umidità, si secca. Muta di colore, in genere scurisce nel tempo perché reagisce con l'ossigeno. Può evolvere, nel corso di secoli, in materiali completamente diversi tra loro: la grafite, tenerissima e scura, che lascia un segno a contatto con altri materiali e si sfalda; il diamante, durissimo e trasparente, pressoché inattaccabile da agenti esterni.
Il legno viene lavorato, subisce tagli, piallature, verniciature, viene conficcato da chiodi. Il titolo del film "L'albero degli zoccoli", di Ermanno Olmi, crea l'unione tra ciò che esiste in natura con un prodotto di trasformazione del legno. Per mano dell'uomo cambia forma, dunque, anche se conserva una certa rigidità.
Si parla anche di carattere legnoso:


(min 1,30-2,00 e 8,00-9,00)

"...Se un personaggio ha un carattere legnoso deve avere una gamba di legno; se poi la personalità cambia, allora deve arrivare un ladro a rubargli quella gamba." Così scrive Antonio Spadaro a proposito del racconto "Brava gente di campagna", di Flannery O'Connor.
E a proposito di gambe di legno, è famoso il rovesciamento di senso che si può vedere in questa clip.
(da 1:30 a 1:45)
Il processo di antropomorfizzazione del pezzo di legno in gamba, e addirittura la ricerca di un nome, è data dall'importanza della protesi, vitale per la deambulazione in colui che è privo di un arto inferiore.
La gamba di legno può assumere un valore artistico:

C'è un altro modo per dire bosco, come si legge in queste due pagine tratte dal brano “Legna” di Alice Munro:




Distruzione del legno
Il legno, infine, dà calore e così facendo sacrifica sé stesso, scomparendo nel nulla. In "la festa del ritorno", di Carmine Abate, ogni ritorno natalizio del padre a casa è caratterizzato e cadenzato da un camino che scoppietta, dal calore regalato dal legno che brucia, dal calore delle persone che stanno intorno al camino, e dal racconto relativo a terre fredde e lontane.
...Le scintille ci avvolgevano, sembravano sciami d'api crepitanti, poi si azzittivano spegnendosi e ci cadevano sui capelli e sui vestiti come una bufera di neve, e mio padre diceva che un fuoco così non si era mai visto, pare fatt'apposta per schiaffarci dentro i ricordi più malamenti, diceva, e appicciarli in un lampobaleno, per sempre...”






sabato 18 gennaio 2014

Italian blues

 
Ascolta: questa è una di quelle sere.
Una sera in cui il tergicristallo acceso della macchina funge da stanco metronomo della tua vita.
Una sera in cui niente ti dà un senso di finitezza, di compiutezza:
tutto è imperfetto, e lascia dei resti come quando dividi un numero primo, e non per sè stesso.
Una sera in cui ti soffermi a pensare che ti piacerebbe fare l'amore a lungo,
e invece non ti resta altro che andare al cinema da solo.
Una sera di cuore ruvido, di saudade e di accordi in settima più che danno calore,
rinfrancano lo spirito, ma che ti immettono in un loop senza vie di fuga.
Una sera di ticchettii di pioggia sul tetto, di tonfi sordi e di luci nel cielo.
Una sera in cui senti di volerti bene, e appoggi le braccia, e le stringi, sul tuo stesso petto.
Una sera in cui temi che sia troppo tardi, ormai.
Una sera in cui è andata così, ricordando la mattina del voglio fare così.
Una sera in cui confondi le gocce di pioggia e le lacrime, il freddo atmosferico e i brividi alle ossa.
Una sera così, una di quelle sere, insomma, non so se hai presente.

lunedì 13 gennaio 2014

Librarsi nel 2014, il nuovo anno






Martedì scorso, il 7 gennaio, si è svolto l'incontro di lettura a cui non ho potuto partecipare. Si sa: i cimiteri sono pieni di gente di cui non si poteva fare a meno, per cui l'incontro è stato bello e stimolante come sempre, indipendentemente dalla presenza del sottoscritto... Il resoconto è stato scritto da Cristina, la foto dei libri è stata scattata da Luca. Ci ritroveremo alle Oblate la sera di martedì 4 febbraio, buona lettura!


Resoconto gruppo di lettura, 7 gennaio 2014



Stefano ha letto un brano da “La ragazza interrotta” di Susanna Kaysen. La protagonista si ritrova a distanza di anni davanti allo stesso quadro, dopo aver affrontato varie vicissitudini che l’hanno profondamente segnata. Il quadro ha mutato significato nel tempo, le parla in maniera diversa, lei si ritrova comunque nell’arte che è un mezzo di comunicazione non verbale per condividere le esperienze e i dolori di ognuno di noi. Attraverso le variazioni della luce il quadro mostra la realtà come vorremmo che fosse. Tratto da una storia vera.

Cristina ha letto un brano da “Ragazze di campagna” di Edna O’Brien. Una ragazza molto giovane e un po’ superficiale si prepara per un appuntamento galante. Nel brano lei cambia molti stati d’animo in poche pagine; prima è quasi estatica davanti allo specchio mentre si veste per l’incontro, la cena con l’uomo è al contrario un po’ squallida e imbarazzante, i due hanno poco da dirsi, infine lei lo invita a casa sua dove i due si avvicinano fisicamente senza conoscersi veramente.

Francesca ha letto un brano da “Studio illegale” di Federico Baccomo (pseudonimo Duchesne). Una riunione fra avvocati e i loro clienti per un’acquisizione societaria diventa lo spunto per una divertente disanima su vizi e stanchezze della professione e sulla ritualità snervante e opprimente che determinate situazioni lavorative producono. La scrittura è molto semplice e divertente, i personaggi ben caratterizzati; l’autore ha creato un blog sui medesimi argomenti da cui ha tratto il libro.

Marco ha letto un brano da “Continente nero” di Augusto Franzoj. Si tratta del resoconto del viaggio in Africa, nello specifico in Etiopia, dell’autore, un esploratore bianco di fine ‘800. L’incontro con gli etiopi è esilarante; lui è il primo bianco che abbiano mai visto, viene ospitato con tutti gli onori, ma al tempo stesso è l’esotico a disposizione, e la folla lo segue ovunque incuriosita, anche quando lui esce dalla sua capanna per espletare i bisogni fisiologici, che è costretto a fare davanti a tutta la tribù, che poi si ferma ad analizzare filosoficamente i risultati.

Mimosa ha letto un brano da “Zia Mame” di Patrick Dennis. Un bambino di dieci anni, appena rimasto orfano, viene portato dalla tata nella casa della zia, dove vivrà da allora in poi. I due arrivano in un ambiente bizzarro, orientaleggiante, e vengono ricevuti da un domestico giapponese alquanto sorpreso dal loro arrivo. Il ragazzino osserva la situazione con uno sguardo fra il divertito e lo sbigottito, il tono è molto divertente e spumeggiante e si basa sul nonsenso e sul fraintendimento che produce la situazione stessa.

Luca ha letto un brano da “Montedidio” di Erri De Luca. La realtà di Napoli viene filtrata attraverso gli occhi di un adolescente che racconta con molta intensità emotiva e con forte umanità la sua biografia familiare. I genitori vivono e trasmettono le loro emozioni attraverso l’utilizzo del dialetto napoletano, perché l’italiano è una lingua che si impara a scuola e non contiene poesia istintiva, mentre il falegname con cui il ragazzino lavora nobilita il lavoro manuale e lo trasforma in opera d’arte. Il linguaggio del brano è fortemente poetico ed emozionante; si potrebbe rileggere all’infinito e trovarci sempre qualcosa di nuovo.

domenica 12 gennaio 2014

Pienezza di vita



"...Non dobbiamo preoccuparci che la vita sia lunga, ma che sia piena; poiché una vita lunga dipende solo dal destino, ma dipende dalla volontà se la vita è piena. E, se è piena, la vita è anche lunga. Si ha pienezza di vita quando l'anima ha ripreso possesso del bene che le spetta e non dipende più che da se stessa."..."La durata della vita fa parte  delle cose esteriori: non dipende da me. Dipende da me vivere con pienezza tutto il tempo che mi è stato assegnato.  Quello che mi si deve richiedere è di non trascorrere i miei anni nell'ignavia  e nell'oscurità e di dare un indirizzo alla mia esistenza, senza lasciarmi travolgere dagli eventi..."  
Seneca, Lettere a Lucilio, XV, 43

lunedì 6 gennaio 2014

Librarsi dal vecchio al nuovo anno






Un altro bell'incontro di lettura. 
Il tre dicembre(possiamo dire l'anno scorso) ci siamo ritrovati presso la biblioteca delle Oblate, sfidando il freddo e la pigrizia di una qualsiasi fine giornata, e abbiamo letto. Con gran piacere. 
Qui sotto c'è un sintetico resoconto dei brani letti, ma prima vorrei ricordarvi che proprio domani 7 gennaio, alle 21,30, ci ritroveremo per leggere, sempre presso la biblioteca delle Oblate di Firenze. Chi volesse venire, è benvenuto. Il lasciapassare? Un brano di due pagine(al massimo) di narrativa o poesia, fotocopiato in 6-7 copie, e la voglia di condividerlo leggendolo.
Ecco i brani letti.
L'amore nei giorni del coraggio, di Susanna Fontani, letto da Marco. Un brano troppo lineare, una voce narrante che saltabecca qua e là. Il tema del brano è una specie di "Indovina chi viene a cena" de noantri.
Sandor Marai, L'eredità di Ester, letto da Cristina. Nunu, vecchia zia, dilata la sua permanenza in una casa da qualche settimana ad una vita intera. E' una presenza discreta, eterea come uno spirito; comunque è l'unica in casa che ha un minimo di lucidità, e per questo si ritrova ad assumere un ruolo importante nella famiglia. Parla in modo appropriato, solo quando ce n'è bisogno.
Penelope alla guerra, di Oriana Fallaci, letto da Mimosa. Una donna sta soppesando una seria opportunità di lavoro legata ad un viaggio. Particolarmente efficace l'alternanza della voce narrante tra queste riflessioni(in forma di dialogo) e la descrizione della casa in cui la donna si trova.
Argento vivo, di Marco Malvaldi, letto da Toni. Un brano leggero e divertente, niente di più.
Col corpo capisco, di David Grossman, letto da Luca. Nel brano in questione c'è una maestra e un allievo, il tentativo di instaurare un contatto. La yogi ha un allievo goffo davanti a sé; ma riesce ad intuire, con la sua esperienza e sensibilità, che in realtà il ragazzo ha una potenziale eleganza, basta capire come tirarla fuori.
Fango, di Ammaniti, letto da Stefano. Un racconto concitato, un finale catartico. Esplosivo, che non ti dà il tempo di rifletterci sopra. 
Calvino, La giornata di uno scrutatore, letto da Francesca. Il cinismo di un politico navigato, che deve mostrare, per opportunismo, sensibilità e interessamento ai problemi di una particolare sezione elettorale. 


giovedì 2 gennaio 2014

Vive la France!



In attesa di trovare il tempo e le energie per scrivere un resoconto dettagliato sul mio ultimo viaggio in bici che ho fatto quest'estate, vorrei soffermarmi su un tipo di cartelli stradali che spesso ho trovato durante il percorso. Li ho trovati solo in Francia; non li ho trovati in Italia, non li ho trovati in Svizzera.
Li potete vedere nelle foto in alto. Sanciscono l'obbligo, da parte dell'automobilista, di rispettare la distanza minima tra l'automobile e la bicicletta che stanno sorpassando. In alcune strade questa distanza è un metro e mezzo, in altre un metro, in ogni caso una distanza sufficiente a scongiurare incidenti stradali e gravi conseguenze per i ciclisti. Il ciclista tiene le mani su un manubrio, che non è uno strumento sofisticato come un volante dotato di servosterzo, e in alcuni casi può inavvertitamente deviare verso il centro strada. Talvolta queste deviazioni sono provocate dall'azione del vento, oppure dalla necessità di evitare una grossa buca presente sul manto stradale. E' un errore, dunque, sorpassare una bici pensando all'ingombro laterale di essa come la distanza tra i due punti esterni dei pedali. Bisogna pensare la traiettoria della bicicletta non come una retta costantemente distante pochi centimetri dalla linea destra della carreggiata, ma come una linea irregolare con molte gobbe, piccole cuspidi, e impercettibili parabole. Sorpassare in sicurezza una bici significa avere strada libera davanti(senza tagliare la strada alla stessa bici all'ultimo momento perché arriva un mezzo in senso opposto), e stare ben distanti dal lato sinistro della bicicletta. Se non si può sorpassare in sicurezza una bici, si aspetta. E non si usa il clacson. Pensate che quella bicicletta non sta producendo polveri sottili, né benzene, né monossido di carbonio, né anidride carbonica. Quella persona che si sta spostando in bicicletta - che sia per svago o per raggiungere il posto di lavoro - sta facendovi un favore. E se voi farete un sorpasso in sicurezza, lo rassicurerete, e si sentirà invogliato a spostarsi in bicicletta anche in futuro. Questi cartelli sono segno di civiltà. Tra l'altro, durante tutta la mia permanenza in Francia(dal Piccolo San Bernardo fino al Col Des Montets), gli automobilisti mi sorpassavano effettivamente in sicurezza, quindi i cartelli sono anche rispettati dalla grande maggioranza degli automobilisti. In Svizzera(da Col Des Montets al passo del Sempione) e in Italia(da Biella al Piccolo San Bernardo, e dal passo del Sempione a Biella), ho corso qualche rischio a causa di automobilisti(e camionisti) che non  sorpassavano in sicurezza.
Se volessi consigliare una vacanza in bicicletta, dovrei tenere conto anche di questi rischi. E questo può causare la riduzione di una preziosa risorsa economica come il cicloturismo.
Ringrazio, dunque, le amministrazioni comunali francesi che espongono questi cartelli, e gli automobilisti francesi che mi hanno regalato, quest'estate, dei giorni di pedalate più sicuri.
Vive la France!